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Attualità mercoledì 11 novembre 2015 ore 16:28

Lavoro Sicuro, 4000 aziende passate al setaccio

Servizio di Tommaso Tafi

E' questo il bilancio della campagna avviata 14 mesi fa dalla Regione dopo l'incendio che uccise 7 cinesi in una fabbrica pratese. Caccia agli evasori



FIRENZE — L'intesa fra la Regione e le procure di Firenze, Prato e Pistoia che ha portato al massiccio potenziamento delle ispezioni all'interno delle imprese è stato rinnovato oggi dal governatore Rossi. Obiettivo: continuare a garantire ai magistrati il supporto di alcune decine di giovani del servizio civile e di alcuni dipendenti delle Asl nel disbrigo delle pratiche. Anche perchè in questa seconda fase nel mirino ci sarà anche la posizione fiscale delle aziende.

Il giro di vite contro l'illegalità, l'abusivismo e il lavoro nero ha prodotto vari risultati. Prima di tutto le imprese che risultano fuori regola preferiscono pagare multe anche salatissime e riprendere a lavorare piuttosto che scomparire nel buio. E qualcuna ha cominciato a muoversi anche prima di ricevere la visita degli ispettori. 

L'aumento dei controlli ha portato anche ad un'impennata degli incassi dalle multe: 3 milioni e 800 mila euro fino al giugno scorso che potrebbero diventare 6 milioni entro dicembre. Il triplo rispetto alla fase precedente quando la media si aggirava intorno ai 700mila euro ogni sei mesi.

Anche le infrazioni rilevate stanno diventando più lievi. I dormitori ricavati in loculi e stanzette all'interno dei capannoni sono sempre più rari e oggi è più frequente che gli ispettori scoprano lettini e brandine sistemati a fianco dei macchinari: situazione sempre anomala e irregolare ma che dimostra un'evoluzione del sistema.

I dati dei controlli
Da quando a settembre del 2014 i settantaquattro neo ispettori assunti per tre anni dalla Regione nelle Asl di Prato, Firenze, Pistoia ed Empoli hanno iniziato a visitare le aziende ritenute più a rischio, sono state 3.986 le imprese controllate. Poco meno di quattromila imprese su 7.700 censite in tutta l'area vasta metropolitana, una su due a Prato, sono più della metà della torta. Sono il 51,8 per cento. Un giro di boa dunque, con i primi frutti raccolti e conferme al trend emerso nei primi mesi. Anche un grande sforzo, che è stato possibile sostenere con la collaborazione dei Comuni, della polizia municipale, delle forze dell'ordine, della Direzione territoriale del lavoro e di mediatori linguistici e culturali impegnati, otto volte su dieci, al fianco degli ispettori dell'Asl.

Due aziende su tre non in regola, in calo
L'ombra che rimane sono le tante aziende che ai controlli si dimostrano ancora non del tutto in regola, naturalmente per il solo profilo della sicurezza sul lavoro. Sono due aziende su tre, per la precisione il 67,1 per cento. A Prato sono anche di più: otto su dieci (l'81,7%). Di queste imprese però l'84,4 per cento ottempera poi alla prescrizioni. Il dato riguarda i primi otto mesi, fino ad aprile, su 2270 aziende verificate. Quelle imprese non chiudono e spariscono nel nulla come accadeva un tempo, per poi rinascere con un altro nome e in un altro capannone. Invece pagano e, dopo aver pagato, alla seconda visita di controllo dimostrano di essersi messa in regola. Una buona notizia che porterebbe in un paio di anni a ribaltare l'attuale situazione: da due aziende oggi non in regola a quasi nove su dieci a posto domani.

Le irregolarità più frequenti su macchinari e impianti elettrici
Su quasi quattromila visite condotte, 392 volte gli ispettori si sono imbattuti in aziende che avevano già chiuso i battenti e non esistevano più. In qualche caso da un po' di tempo, colpa probabilmente di elenchi per qualche motivo non troppo aggiornati. Delle rimanenti aziende, 1.183 - un terzo - si sono rivelate in regola, una percentuale lievemente in crescita rispetto ai primi controlli, mentre in 2.411 casi (il 67,1%) c'era qualcosa che non andava. Non tutte le contestazioni, che riguardano nel caso degli ispettori regionali la sicurezza su lavoro, erano naturalmente di pari gravità. Complessivamente sono stati trovati dall'avvio del piano 423 dormitori (compresi i soli lettini di fianco ai macchinari) e 174 cucine abusive, sono stati individuati 910 impianti elettrici fatiscenti e 977 macchinari non in regola. Ottantasette sono le aziende dove sono state trovate bombole del gas dove non potevano stare, mentre in 804 casi sono stati moss i appunti per quanto riguarda l'igiene. Rilievi che hanno portato alla fine a 207 sequestri o chiusure e 2190 informative di reato.

Il dettaglio di Prato
Nella città laniera in particolare, su 2031 imprese verificate, le aziende in regola sono state meno di due su dieci (363, il 18,6%) e 49 quelle che alla visita risultavano già chiuse da tempo. I dormitori individuati in quattordici mesi sono stati 340 e 111 le cucine abusive, 70 i casi di bombole del gas dove non dovevano esserci, 728 gli impianti elettrici non a posto e 768 i macchinari non in regola e del tutto sicuri. I sequestri e chiusure sono stati 181, le informative di reato 1597.

166 adesioni al patto per il lavoro sicuro
Crescono di quasi un quinto in quattro mesi anche le adesioni al Patto per il lavoro sicuro, l'altro strumento messo in campo dalla Regione e con cui un'azienda accetto un percorso di rientro e 'affiancamento' e si impegna a operare in sicurezza e garantire trasparenza, con il patrocinio di un'associazione di categoria o di professionisti affiancati dal rispettivo ordine. Le aziende che hanno aderito al patto erano 166 alla fine di ottobre, ventisei in più rispetto alla fine di giugno. A Prato se ne contano 157 ed altre 9 tra Firenze e Empoli. Nessuna (solo una pre-adesione) a Pistoia.


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