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Attualità lunedì 26 ottobre 2020 ore 11:27

Dpcm, no dei sindaci alle chiusure a tappeto

I tre sindaci della Valbisenzio (Foto di repertorio)

Dopo le nuove restrizioni, i tre sindaci della Valbisenzio hanno rivolto un appello al Governo per tenere aperte le imprese che rispettano le regole



VERNIO — A poche ore dal nuovo Dpcm varato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, i tre sindaci della Valbisenzio Primo Bosi (Vaiano), Guglielmo Bongiorno (Cantagallo) e Giovanni Morganti (Vernio) hanno lanciato un appello, con una nota, per chiedere che le chiusure disposte per contenere il diffondersi del virus non siano "indiscriminate" e che, quindi, chi rispetta tutti i protocolli di sicurezza possa rimanere aperto. Il decreto dispone infatti la chiusura alle 18 di bar e ristoranti e la sospensione delle attività di cinema, teatri, palestre e piscine (alle quali, con il Dpcm, era stata data una settimana di tempo per mettersi in regola). I sindaci hanno chiesto che "chi rispetterà le regole" possa proseguire "nelle proprie attività, per chi non si sarà adeguato, sanzioni pesanti e chiusura immediata".

Questo il testo integrale dell'appello pubblicato sul sito dell'Unione dei Comuni della Val di Bisenzio.

"È un momento difficilissimo, i numeri dei contagi e dei ricoveri in Italia dicono che il virus non guarda in faccia nessuno, tutti siamo a rischio, a prescindere da età, lavoro, condizione sociale. Tornare al punto di partenza è una prospettiva terribile, che darebbe un colpo mortale all’economia e che rischia di rompere la coesione sociale.

Corriamo il rischio che nell’incertezza per la salute personale e dei propri cari, nella disperazione economica, nella paura del futuro ed in mancanza di misure importanti di compensazione economica, assistenza e reddito, venga a rompersi quel patto di fiducia tra cittadini ed istituzioni, presupposto primario per la tenuta sociale.

Nella prima fase della pandemia, di fronte ad una reazione tempestiva delle istituzioni, la chiusura è apparsa giusta ed opportuna, eppure le conseguenze della crisi economica sono state drammatiche, praticamente per tutti i settori produttivi del Paese.

Oggi siamo alla vigilia di probabili nuove misure restrittive, unico sistema per diminuire la diffusione del virus e mantenere sotto controllo l’andamento dell’emergenza sanitaria. Noi sindaci fin da subito abbiamo fatto la nostra parte, affrontando le emergenze sociali e organizzative delle nostre comunità e dei nostri territori. Abbiamo dato piena collaborazione e ne abbiamo offerta per affrontare tutte le difficoltà che ha avuto il sistema. Abbiamo offerto ai vertici della sanità regionale la nostra conoscenza del territorio e la nostra disponibilità ad assumere in pieno il nostro ruolo di autorità sanitaria locale. Abbiamo attivato il sistema di protezione civile per l’assistenza e l’informazione alla cittadinanza. Abbiamo consigliato di superare i problemi legati ai ritardi nella tracciatura dei casi con l’introduzione dei tamponi veloci ed abbiamo, con tutte le difficoltà del caso, collaborato all'informazione sulla tracciatura dei contagi sul territorio.

Ancora oggi intendiamo onorare il nostro ruolo e le responsabilità ad esso collegate, e comprendiamo quanto sia difficile attuare provvedimenti che tutelino la salute e la sicurezza pubblica e nello stesso momento garantiscano la continuità di servizi essenziali, la scuola, i trasporti, l’industria, il commercio.

Nel presentare l’ultimo DPCM abbiamo apprezzato il Capo del Governo Conte quando affermò di concedere una settimana di tempo ad alcuni settori per mettersi in regola, pena chiusura e pesanti sanzioni.

Noi oggi chiediamo che si prosegua su questa strada, chi rispetterà le regole proseguirà nelle proprie attività, per chi non si sarà adeguato, sanzioni pesanti e chiusura immediata.

Quindi, non chiusure indiscriminate e lineari, ma azioni selettive su base territoriale e sul rispetto delle condizioni di sicurezza. Ne va del lavoro, della vita di milioni di lavoratori, di studenti, della sussistenza di piccole e grandi aziende che rischiano di non arrivare al nuovo anno. Noi sindaci, se forniti di mezzi e risorse, siamo pronti a fare la nostra parte, organizzando il sistema di controlli e garantendo il rispetto delle norme e la tutela della salute pubblica".


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