L'ipotesi, quasi certa, è che le macchine da cucire siano state portate via da altre aziende tessili cinesi già controllate e chiuse in passato. Il fenomeno, d'altra parte, non è nuovo. I carabinieri hanno, infatti, accertato che nell'ambiente tessile gestito da cittadini cinesi, sono molti i casi in cui i macchinari sequestrati vengono rubati per essere portati in altre ditte.
Per questo la titolare cinese dell'impresa di via di Nebbiaia è stata denunciata per ricettazione. La donna, di 46 anni, non è stata in grado di fornire neanche l'ombra di una fattura di acquisto che potesse giustificare la presenza delle trentadue macchine da cucire nel magazzino dello stabilimento. Né agli investigatori è apparsa credibile l’ipotesi che i macchinari servissero per lavorare, visto che l’azienda è ferma e comunque conta solo quattro operai.
Ora decisive potrebbero rivelarsi le matricole delle macchine da cucire. I carabinieri le stanno verificando per accertare la loro provenienza. Operazione nonostante tutto non così semplice visto che alcune matricole sono state rimosse.