Cronaca

Lavoro sfruttato, 2 arresti e sigilli all'azienda

Trenta lavoratori, clandestini, venivano fatti lavorare senza sosta e alloggiati in una casa-dormitorio fatiscente da tre uomini anche loro stranieri

Due imprenditori cinesi agli arresti domiciliari e un terzo sottoposto a divieto di dimora a Prato dopo un'indagine durata oltre 10 mesi della polizia su una ditta di confezione di abiti dove veniva sfruttata la manodopera. In particolare l'azienda, gestita da stranieri, impiegava uomini a loro volta stranieri clandestini, circa 30 lavoratori che erano in condizioni di bisogno. 

L'attività investigativa, i suoi esiti e le misure adottate sono stati illustrati in conferenza stampa dal procuratore capo di Prato Giuseppe Nicolosi. L'esecuzione dei provvedimenti è avvenuta prima dell'alba di stamani in un blitz della polizia (vedi articolo sotto) che ha riscosso il plauso del sindaco di Prato Matteo Biffoni (vedi articolo sotto). Secondo quanto accertato, nella ditta c'era un prestanome, mentre due imprenditori che nei fatti dirigevano la ditta: sono questi due gli indagati finiti ai domiciliari in base a un'ordinanza del gip. 

L'azienda è stata posta sotto sequestro. Sigilli anche a 100 macchinari. Gli operai, hanno spiegato gli investigatori, lavoravano sette giorni su sette per 12-14 ore al giorno. Nei pressi dell'azienda alloggiavano in una casa-dormitorio in condizioni fatiscenti. Gli indagati sono accusati di sfruttamento lavorativo e immigrazione clandestina, secondo l'articolo 602 bis che colpisce i proprietari della ditta in cui si verifica lo sfrutamento. 

Secondo gli accertamenti gli operai hanno dovuto lavorare anche durante i periodi di lockdown senza interruzioni. Il tutto senza versamento alcuno degli oneri previdenziali, e per questo è scattato anche un sequestro preventivo di 250mila euro verso la proprietà.