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Il vescovo scala la montagna contro il Covid

Trenta chilometri a piedi da Prato a Boccadirio sull'Appennino Bolognese. Pellegrinaggio di monsignor Nerbini in occasione della ripresa delle messe

Foto Facebook Diocesi di Prato

Una lunga camminata, trenta chilometri interamente percorsi a piedi, per raggiungere il santuario di Boccadirio e chiedere l'intercessione di Maria, che lì apparve il 16 luglio 1640 a due piccoli pastori, Donato Nutini e Cornelia Vangelisti. A compiere il pellegrinaggio, munito di bastone e zaino in spalla, è stato il vescovo di Prato Giovanni Nerbini alla vigilia della riapertura che segna il progressivo ritorno alla normalità dopo la fase più acuta dell'emergenza Coronavirus: "Ho compiuto questo viaggio alla vigilia del ritorno alla celebrazione delle Messe con il popolo per offrire alla Madonna la Città e la Chiesa di Prato, che si stanno rialzando dopo aver vissuto un periodo veramente difficile a causa dell'emergenza sanitaria". 

Il santuario di Boccadirio è una meta molto amata dai pratesi. La piccola Cornelia Vangelisti divenne monaca col nome di suor Brigida e visse nel monastero di Santa Caterina a Prato. 

Ad accompagnare il vescovo Nerbini c'era Piero Doni, 74 anni, esperto della zona e veterano del pellegrinaggio dell'Azione Cattolica diocesana che si tiene ogni anno dalla cappella del Sacro Cingolo al santuario bolognese dedicato alla Beata Vergine delle Grazie. 

Una curiosità: monsignor Nerbini ama molto camminare e abitualmente percorre la pista ciclabile lungo il Bisenzio. Stavolta si è cimentato in un cammino decisamente più impegnativo.