Attualità

Rivoluzione coronavirus, il deserto in stazione

Scenario surreale dopo la chiusura di scuole e Università disposta dal Governo. Banchine deserte e nessuna caccia al posto sui convogli

Nessuna caccia al posto a sedere all'ora di punta dei pendolari: di sedili liberi sui convogli regionali, all'epoca del coronavirus, ce ne sono in abbondanza. Sulle linee ferroviarie che convergono verso il capoluogo toscano i pochi viaggiatori in attesa non hanno bisogno di individuare la porta davanti alla quale si creerà meno ingorgo per salire a bordo. 

Nel tragitto da Pistoia a Firenze, ad esempio, lo scenario che si para davanti agli occhi di chi è a bordo, di stazione in stazione, è surreale: quasi nessuno in attesa, alcune banchine completamente vuote. Nella stazione di Prato Centrale, di solito affollata, salgono in pochissimi. A Rifredi qualcuno scende ma l'abituale fiume di gente che si biforca in parte verso Novoli e in parte verso Careggi non c'è più. All'arrivo a Santa Maria c'è più movimento ma rispetto al solito si nota l'emorragia di turisti resa evidente dall'assenza del solito rotolare dei trolley.

Ad accelerare un cambiamento avvenuto nell'arco di nemmeno due settimane, da quando è stato registrato il primo caso di coronavirus in Toscana, è stata poi la chiusura delle scuole disposta ufficialmente ieri in tarda serata dal Governo: gli studenti, una fetta molto consistente di coloro che usano i treni per raggiungere scuole e Atenei, sono spariti. 

Una curiosità: rispetto ai giorni scorsi quasi nessuno indossa la mascherina.