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Toscana più fragile, cemento e abbandono divorano le terre fertili

Nel giro di 40 anni la superficie agricola toscana si è ridotta del 38%. Rischi per la tenuta idrogeologica e per l'approvvigionamento alimentare

Uno degli smottamenti generati dai recenti episodi di maltempo. Nella foto, Sansepolcro

Con il 38% in meno di terreni fertili in quarant’anni la Toscana è diventata una regione più fragile ed esposta agli effetti estremi dei cambiamenti climatici, con 3.568.000 residenti che vivono in aree allagabili e a rischio alluvione. Non solo, però, perché il problema si riflette anche sull’approvvigionamento alimentare: tra il 2012 ed il 2020 la Toscana ha prodotto 105mila quintali di prodotti alimentari in meno.

Cemento ed abbandono hanno divorato quasi 700mila ettari di superficie agricola, che si è ridotta a 1,1 milioni di ettari secondo l’ultimo censimento. Le aree urbane invece hanno continuato ad espandersi, con un incremento di 293 ettari di suolo consumato tra il 2020 ed il 2021, pari al 6,7% dell’intera superficie regionale. I dati statistici arrivano da Coldiretti Toscana, elaborati in occasione della giornata mondiale dell’Ambiente celebrata dalle Nazioni Unite oggi 5 Giugno.

Secondo Ispra in Toscana la totalità dei 273 Comuni hanno parte del territorio in aree a rischio idrogeologico per frane, anche come conseguenza della crisi climatica in atto con una tendenza alla tropicalizzazione. Nel 2022, illustra ancora Coldiretti Toscana, si sono verificati nei primi sei mesi dell’anno 8 eventi estremi. Per effetto delle coperture artificiali il suolo non riesce a garantire l’infiltrazione di acqua piovana che scorre in superficie, aumentando la pericolosità idraulica del territorio.

Infrastrutture e innovazione, secondo l'associazione regionale degli agricoltori, sono la ricetta per invertire la rotta, in primis gli invasi necessari per raccogliere l’acqua e combattere la siccità e la digitalizzazione.