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Un toscano su tre vive in zone a rischio alluvione

Sono 1,2 milioni i cittadini residenti in aree a pericolosità alta e media. Eventi estremi e nubifragi evidenziano le fragilità dei territori

Alluvione - foto di archivio

Un toscano su tre vive in aree a rischio alluvioni ed allagamenti ed il maltempo da allerta arancione degli ultimi giorni mette di certo particolarmente in apprensione. In sostanza in termini numerici sono 1,2 milioni i cittadini residenti in zone a pericolosità elevata e media. 

Pistoia ha la percentuale più alta di famiglie che abitano in aree allagabili (13,2%), Pisa è invece la provincia con la maggiore estensione di superfici (11,2%) . Il quadro della situazione arriva da Coldiretti Toscana. "Le precipitazioni abbondanti di queste settimane e la sequenza di eventi estremi che si sono susseguiti mettono a nudo la grande fragilità di un territorio dove il 100% dei comuni sono a rischio idrogeologico" insiste l'associazione.

Il maltempo si abbatte sulle campagne dopo un Ottobre caratterizzato da temperature superiori alla media e giornate più primaverili che autunnali. Una situazione inedita che ha mandato in tilt le campagne dove le raffiche di vento e pioggia hanno fatto cadere le olive ancora prima di poterle raccogliere mentre nei frutteti si teme per mele e pere che sono in piena fase di raccolta e per le produzioni di cachi e kiwi dove una grandinata può devastare il lavoro di un intero anno.

Siamo di fronte – continua Coldiretti Toscana – ad una evidente tendenza alla tropicalizzazione del clima con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal caldo al maltempo con effetti devastanti. Le conseguenze dei cambiamenti climatici si sono tradotte in una riduzione, spesso pesante, della capacità agricola toscana con un taglio molto significativo di produzioni come vino (-25%), olio (-20%), pere (-70%), susine (-30%), meloni (-50%), frumento (-10%), pomodoro (-10%) ma anche delle varietà primaverili di miele (90%), latte (-15%) e uova (-10%) ed autunnali come le castagne (-50%) che sono un pilastro delle economia di montagna ed un deterrente contro lo spopolamento e l’abbandono di borghi e paesini.