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martedì 22 ottobre 2024

STORIE VISPE MA NON TROPPO DISTRATTE — il Blog di Dario Dal Canto

Dario  Dal Canto

Laureato in ingegneria viaggia spesso su treni e aerei per motivi di lavoro, entrando così in contatto con un ampio ventaglio di umanità. Durante i lunghi tragitti e nelle soste in sale di attesa, disegna con le parole i profili di alcuni personaggi e le situazioni che la sua naturale curiosità estrae dai contesti. La passione per l’osservazione della vita intorno, si mantiene anche nel quotidiano e nella forte passione per il ciclismo, che segue come direttore sportivo di una storica società toscana. Parlando di sé, afferma: “Nella mia vita, come nei miei capelli, non ci ho ancora capito nulla. Per questo sul braccio ho tatuato il cubo di Rubik (scomposto), perché, come a lui … non mi si trova il verso.”

​Ricciolo parossistico

di Dario Dal Canto - lunedì 01 luglio 2024 ore 09:00

Qualche giorno fa mi è accaduto un fatto singolare che mi ha traumatizzato e per questo, come meccanismo di difesa, l’ho temporaneamente rimosso dai ricordi. Fatto di cui, adesso, a mente ferma, riemergono nella mia mente i raccapriccianti dettagli.

Mi trovavo vicino ad alcuni giardinetti dove vanno a giocare i bambini, spesso accompagnati dai loro nonni. Avevo una visuale sopraelevata grazie alla quale potevo dominare completamente la scena e tutti i presenti.

Ogni cosa procedeva con serenità e spensieratezza, quando ad un certo punto gli schiamazzi dei bambini che stavano giocando vennero rotti dal grido straziante di una nonna che in preda a disperazione parossistica urlò a squarciagola tutto il suo sconforto.

Le sue grida erano rivolte alla nipote, una bambinetta traballante e riccioluta di circa un anno, che si trovava a tre metri dalla corpulenta donna. Un donnone, come si usa dire comunemente, anzi siccome si trattava di una nonna, la definiremo infine Un Nonnone.

La distanza, unita alla sua difficoltà di movimento, l’avevano costretta ad urlare come primo ed unico metodo di intervento per rimediare a quella che si rivelò come una faccenda oltremodo drammatica. Tra loro un cagnolino di piccola taglia, provvisto di una demoniaca coda arricciolata, che, comodamente appoggiata sulle quattro zampe pascolava placidamente come una mucca in val Gardena.

La bambina era stata sorpresa dalla nonna nell’atto di inserire delicatamente, ma con arrogante fermezza, in suo ditino paffutello nell’ano del cagnolino. Operazione facilitata dalla posizione dello sfintere della bestia non coperto dalla suddetta coda. La bambina, spaventata per l’inumano grido, così come tutte le persone comprese nel raggio di 104,7 metri, interruppe (grazie a Dio) la sua scellerata azione.

Due sono le domande che emergono da questa surreale vicenda: la prima riguarda la reale pericolosità dei cani con coda arricciolata, la seconda sulla mia propensione nell’imbattermi in certe situazioni al limite del tragico.

Ad entrambe non sono ancora riuscito a dare risposta.

Dario Dal Canto

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