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Attualità martedì 21 aprile 2020 ore 18:00

Tessile, le aziende insistono, riaprire il 27

Per Confindustria Toscana Nord la riapertura il 4 maggio è impensabile. "Basta, non possiamo permetterci una chiusura così prolungata"



PRATO — Dopo la protesta delle aziende "ribelli" che ieri hanno intasato di messaggi di posta certificata la casella della Prefettura dicendosi intenzionate a riaprire i battenti subito, è arrivata anche l'ulteriore presa di posizione di Confindustria Toscana Nord che, pur prendendo le distanze dalla provocazione, ribadisce l'esasperazione delle imprese per la chiusura prolungata e lancia l'ultimatum: riaprire il 27 aprile le imprese del settore moda. Il 4 maggio preventivato dal governo, insomma, è "impensabile", dicono. 

A prendere posizione sono stati il vicepresidente di Confindustria Toscana Nord Francesco Marini e il presidente della sezione Sistema moda di Confindustria ToscanaNord Andrea Cavicchi

"E' una situazione esasperante anche perché incomprensibile - ha detto Marini - Paesi in condizioni simili alle nostre riaprono o non hanno mai chiuso: perché noi sì? Non ci possiamo permettere questa chiusura così prolungata. Se le aziende andranno in malora, come accadrà di certo se continuiamo così, con che cosa si pagheranno i servizi pubblici, a cominciare dalla sanità? Questo per tacere della catastrofe occupazionale che ci attende. Bankitalia parla di una perdita del PIL nazionale dello 0,5% ogni settimana". 

Marini ha quindi ribadito la posizione di Confindustria: "Noi non ci arrendiamo, continuiamo la nostra attività istituzionale ribadendo con forza le nostre ragioni, che abbiamo espresso fin dall'inizio di questa vicenda sottolineando sempre che la sicurezza e la salute vengono prima di tutto. Le imprese sono esasperate e hanno ragione. In questo contesto, l'iniziativa di ieri a Prato è comprensibile nelle finalità, per quanto non condivisibile nelle modalità. Confindustria Toscana Nord non promuove iniziative contrarie alla legge. Ma la legge dovrebbe anche comprendere che creare situazioni insostenibili può generare reazioni anche forti. La disperazione nel vedere il proprio lavoro distrutto può portare a questo e ad altro."


"Il settore del tessile-abbigliamento è di fronte a una crisi senza precedenti - ha aggiunto Cavicchi - Dobbiamo ricordare ancora una volta che i nostri prodotti sono stagionali e hanno una scadenza. La moda è un settore particolarmente esposto alla concorrenza internazionale, anche se la produzione italiana è sempre stata sinonimo di sostenibilità, qualità e stile. Questo ci ha permesso di mantenere la struttura produttiva, con ingenti investimenti, ma non siamo insostituibili e per questo stiamo perdendo clienti che faremo molta fatica a recuperare". 

Il problema, ha detto ancora Cavicchi, sono le perdite che già si contano: "Il fatturato perso a causa della chiusura, nell'area di Confindustria Toscana Nord, è oggi a quota 920 milioni; di questi circa la metà sono riconducibili al settore moda, del tessile-abbigliamento e meccanotessile di Prato e del calzaturiero di Pistoia e Lucca. Bisogna che la politica capisca che così ci portano alla rovina, con un danno irreparabile per l'occupazione. Portare un paese al disastro economico è una responsabilità gravissima; riteniamo fondamentale la decisione di riaprire subito la produzione, adottando tutte le norme di sicurezza. Prato, con le sue aziende quasi completamente chiuse, è la vittima emblematica di un approccio errato e non è un caso se proprio da noi si è realizzata una protesta clamorosa come quella di ieri. Un segnale che, per quanto discutibile nei modi in cui si è espresso, è chiaro ed eloquente: a questo punto la politica non può non capire. Al 'Tavolo di crisi' convocato ieri come sezione Sistema moda di Confindustria Toscana Nord, al quale hanno partecipato più di 250 imprenditori in call, è emersa chiara la situazione catastrofica alla quale siamo di fronte; molte delle nostre aziende rischiano la chiusura."


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