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Cultura giovedì 05 maggio 2022 ore 15:38

Donatello a Prato, "Mai si vide simile storia"

I protagonisti della vicenda con la lettera di Matteo degli Organi
I protagonisti della vicenda con la lettera di Matteo degli Organi

Rocambolescamente recuperata, acquisita dall'Archivio di Stato e ora in mostra la lettera in cui Matteo degli Organi parlava del genio fiorentino



PRATO — Gli stavano offrendo di comprare quella lettera, pezzo antico e raro ma: possibile? Proprio a lui, al direttore artistico della Camerata strumentale Città di Prato, in quell'Agosto 2021 stavano proponendo la missiva scritta nel 1434 da Matteo degli Organi e poi perduta nell'Ottocento in cui si descriveva l'opera di Donatello? Alberto Batisti non ci ha pensato un secondo e ha interpellato la ex soprintendente archivistica e bibliografica della Toscana Diana Marta Toccafondi per confrontarsi.

Ne è nata una staffetta culturale e di ricerca che oggi ha portato a una nuova, straordinaria acquisizione da parte dell’Archivio di Stato di Prato che consente di leggere quello che secondo lo storico dell’arte Francesco Caglioti è “uno dei documenti più curiosi e rivelatori su Donatello”. 

La preziosa lettera, la sua storia, e una serie di iniziative per fare conoscere i documenti che raccontano l’attività di Donatello a Prato, sostenute dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, sono stati presentati questa mattina all’Archivio di Stato. Sono intervenuti gli stessi Batisti e Toccafondi, Leonardo Meoni direttore dell'Archivio di Stato di Prato ed era presente anche l’assessore alla cultura del Comune di Prato Simone Mangani.

A caccia della storia del documento, Meoni ha trovato conferma che l'epistola era già segnalata da Cesare Guasti nel 1865 come appartenente all’archivio del Patrimonio ecclesiastico, ente istituito dal Granduca Pietro Leopoldo nel 1783-85 per gestire i patrimoni e gli archivi provenienti dalle compagnie di devozione e da alcune chiese e conventi. A questo punto è tornata in scena Toccafondi che ha mediato col proprietario. Lui, appresa l’originaria provenienza del documento e la sua storia, ha deciso spontaneamente di donare la lettera all’Archivio di Stato di Prato che ne è legittimo proprietario.

La lettera recuperata e acquisita

La lettera recuperata e acquisita

E adesso eccola, la lettera in cui il maestro d’organi Matteo da Prato (1391-1465), detto Matteo degli Organi, scrive da Firenze il 19 Giugno 1434 agli Operai del Sacro Cingolo su richiesta dell’amico Donatello (Matteo è stato testimone del contratto tra l’artista e l’Opera per la realizzazione del pulpito). 

Con linguaggio vivace e arguto Matteo degli Organi informa i committenti pratesi che Donatello aveva appena terminato la prima formella per il pulpito della Pieve di Prato e che a Firenze tutti coloro che se ne intendono vanno dicendo “che mai si vide simile storia. E però, per proseguire il lavoro, Donatello aveva buona disposizione ma certo lo si poteva incoraggiare con "qualche danaio". Anche pochino, specifica, ma che si senta riconosciuto per quanto fatto.

L’acquisizione del documento è dunque il felice risultato di una storia fatta di competenza e passione, senso civico e spirito di comunità. Eh beh: "Mai si vide simile storia". 

I protagonisti della vicenda con la lettera di Matteo degli Organi

I protagonisti della vicenda con la lettera di Matteo degli Organi

Per celebrare il ritrovamento l’Archivio di Stato di Prato, a partire da lunedì 9 Maggio, presenterà un percorso espositivo che, insieme alla lettera ritrovata, espone i pezzi più significativi del notevolissimo corpus documentario riguardante Donatello conservato a Prato. La mostra si inaugura il prossimo 9 Maggio alle 16,30 e resterà aperta fino al 2 Settembre.

Tra questi, anche il registro contabile da cui si vede che, appena ricevuta la lettera, gli Operai del Sacro Cingolo si affrettarono subito ad effettuare due pagamenti a Donatello, il "qualche danaio" richiesto nella lettera, ed altre carte contenenti anche note autografe dello stesso Donatello. 


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