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Cronaca mercoledì 04 maggio 2022 ore 18:35

Ditte fantasma per trasferire in Cina 170 milioni

guardia di finanza

Si chiama operazione Pluto quella con cui la guardia di finanza ha ricostruito un sistema articolato in prestanome prezzolati e aziende inesistenti



PRATO — Prestanome per imprese fantasma con trasferimento verso la Cina di proventi economici per 170 milioni euro: è quanto scoperto dal nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Prato nell'ambito di un'operazione chiamata Pluto e che ha portato a una misura cautelare in carcere nei confronti del presunto capo dell'oganizzazione, a cui sono stati sequestrati beni per 17 milioni, e a una denuncia.

Le indagini, coordinate dopo i primi sviluppi dalla procura pratese, sono partite da specifica attività investigativa e dalle numerose segnalazioni di operazioni sospette ai fini antiriciclaggio pervenute dalla Banca d’Italia. È stato così individuato un sodalizio illecito composto dai componenti di una famiglia di origine cinese residente a Prato.

Il meccanismo prevedeva di avvalersi di prestanome che, dietro compenso di 14mila euro in contanti, mettevano a disposizione i propri documenti. Poi venivano aperte imprese individuali fantasma a loro nome. In tutto 24 quelle individuate dal 2013 a oggi, con sede in bugigattoli inutilizzati, prive di dipendenti o attrezzature.

Lo scopo di quelle ditte, secondo quanto ricostruito dalla guardia di finanza, era quello di "rastrellare, da altri soggetti economici loro connazionali operanti in tutto il territorio nazionale, ingenti provviste di denaro frutto di evasione fiscale ed altre illiceità".

I capitali venivano veicolati sotto forma di corrispettivi di fatture per operazioni inesistenti emesse. I soldi venivano poi trasferiti in Cina, trattenendo una percentuale per il servizio reso. I conti correnti da cui si operavano i bonifici erano intestati alle ditte fantasma ma gestiti dai componenti della banda.

I formali titolari delle imprese sono quasi tutti irreperibili. Nei confronti dell'uomo ritenuto a capo del sodalizio, il tribunale di Prato ha emesso una misura cautelare in carcere ed ha disposto il contestuale sequestro per equivalente di beni fino all’ammontare di oltre 17 milioni di euro. I reati al momento contestati sono emissione di fatture per operazioni inesistenti, omessa e/o infedele presentazione della dichiarazione annuale ed omesso versamento dell’Iva.

Denunciato anche un altro uomo, di origini italiane, per esercizio abusivo della professione di intermediario immobiliare. Le indagini, tuttora in corso, proseguono al fine di raccogliere ulteriori elementi probatori atti a circostanziare e confermare l’origine illecita dei proventi trasferiti in Cina e suffragare così l’ipotesi del reato di riciclaggio.


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