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sabato 23 agosto 2025

DISINCANTATO — il Blog di Adolfo Santoro

Adolfo Santoro

Vivo all’Elba ed ho lavorato per più di 40 anni come psichiatra; dal 1991 al 2017 sono stato primario e dirigente di secondo livello. Dal 2017 sono in pensione e ho continuato a ricevere persone in crisi alla ricerca della propria autenticità. Ho tenuto numerosi gruppi ed ho preso in carico individualmente e con la famiglia persone anche con problematiche psicosomatiche (cancro, malattie autoimmuni, allergie, cefalee, ipertensione arteriosa, fibromialgia) o con problematiche nevrotiche o psicotiche. Da anni ascolto le persone in crisi gratuitamente perché ritengo che c’è un limite all’avidità.

Il velleitarismo di Trump, dell’UE e di Darwin

di Adolfo Santoro - sabato 23 agosto 2025 ore 08:00

A chiusura della sua prima riunione di Gabinetto dello scorso febbraio Trump ha esclamato: Questo Paese è diventato gonfio, grasso, disgustoso e amministrato in modo incompetente. Non si sa se l’arancione proiettasse nel Paese qualcosa di sé, ma il linguaggio dell’odio, lo hate speech, rivolto al suo elettorato infelice, risentito, disgustato ed, in ultima analisi, depresso, pur essendo comune a tutti i regimi autoritari di questo mondo, è stato portato alla perfezione da Trump fin dalla sua prima corsa elettorale alla Casa Bianca: riferendosi a Hillary Clinton, che si prendeva una pausa per andare in bagno durante un dibattito con Bernie Sanders, disse: So dove è andata, è disgustoso, non ne voglio parlare. No, è troppo disgustoso. Non dirlo, è disgustoso, non parliamone; definì disgustosa un’avvocatessa che aveva dovuto fare una pausa durante una deposizione per tirare il latte materno e usò lo stesso termine per descrivere un’ex Miss Universo quando prese peso. 

Di un suo avversario repubblicano disse: Non ho mai visto un essere umano mangiare in modo così disgustoso, mentre il sudore di Marco Rubio era disgustoso. Abbiamo bisogno di qualcuno che non abbia quello che ha lui. Già in precedenza aveva dichiarato la sua paura di contrarre malattie attraverso il contatto con i germi: era notoriamente contrario alle strette di mano e nel corso delle sue campagne elettorali si è impegnato raramente nei normali contatti umani della campagna elettorale, come mangiare nei ristoranti o incontrare i cittadini. Recentemente si è esibito nel grigliare gli hamburger in un McDonald, ma ha evitato il bagno di folla: si esibisce solo su un palco o, al massimo, dietro un bancone. I corpi umani, soprattutto quelli delle donne, sembrano disgustarlo di più: lo scambio di fluidi, come sudare, trasudare, perdere, espellere, allattare, masticare, sembra rappresentare per lui la trasgressione dei confini. Ancora recentemente ha detto che la libertà di stampa è disgustosa; l'impegno dell'Australia a riconoscere la Palestina è stato accolto con delusione e disgusto; lo scorso 31 luglio ha affermato che è disgustoso ciò che la Russia sta facendo all'Ucraina. D’altra parte è stato ricambiato dal suo ex-sodale Elon Musk, che un mese fa ha descritto su X il disegno di legge di Trump sulle tasse come un abominio disgustoso.

Ma il populismo di Trump e del mondo occidentale si sta dimostrando velleitario: sta perdendo, oltre al consenso dei suoi elettori, la guerra commerciale con la Cina e i BRICS! Paradossalmente i dazi hanno riavvicinato i Paesi non ricattabili, come Cina e India, e la loro cooperazione dalle dichiarazioni di principio si sta trasformando in azioni che mettono in crisi la presunta centralità dell’Occidente, fondata sul colonialismo da Cristoforo Colombo in poi e sui combustibili fossili dalla rivoluzione industriale del 1800 in poi. I BRICS si stanno proponendo come guida per il Sud del mondo nella guerra finanziaria; la guerra energetica sta vedendo l’Asia vincitrice sull’Occidente bolso nella sua negazione del progresso scientifico; la guerra con le armi vede la Russia, giocatrice di scacchi, vincitrice sul campo contro l’Occidente, giocatore di poker e scommettitore, con la Cina in sorniona attesa. Quella che sta per essere sconfitta è la lobby degli ebrei americani ashkenaziti, che sono gli ebrei non semitici ma turco-finnici (kazari) e solo linguisticamente ebrei, che, fin dagli albori del mondo moderno, ha manovrato l’Occidente con la sua visione di morte e con una furbizia doppia: finanziando le guerre e le successive ricostruzioni e manipolando l’opinione pubblica delle democrazie occidentali. È successo così che i gonzi che piangono la morte dei loro idoli televisivi continuano a non accorgersi di eleggere chi ha una rigida visione di morte e di essere ipnoticamente influenzati dalla propaganda dei media e dalle sceneggiate dei loro governanti nella società dello spettacolo. La NATO (e la sua espansione al di là dei limiti spaziali – i Paesi atlantici – e temporali – la fine del Patto di Varsavia) e il sionismo aggressivo, che sta culminando nel genocidio di Gaza, sono l’ultima espressione della crisi della società dello spettacolo.

La crisi sta esplodendo mediaticamente nel rapporto USA-Unione Europea (UE), dove l’UE sta facendo da sparring partner per il perdente arancione, mentre, nella politica interna USA, lo come sparring partner, nel motto mussoliniano chi non è con me è contro di me, diventa ogni presunto avversario politico. L’UE di questo secolo, infatti, rinunciando alla propria cultura di libertà, uguaglianza e fraternità, anche tra i popoli e verso la Natura, si è appiattita nel ruolo che tradizionalmente è stato quello dei fascismi: quello di servo del potere. E all’imperatore arancione non resta altro, a livello mediatico, che organizzare delle sceneggiate, come quella recente in cui, in una mezz’ora d’incontro, ha dato udienza al suo maggiordomo Rutte, a Zelensky, che aveva già parlato con Trump, e a quell’Armata Brancaleone in pellegrinaggio, nota come volenterosi, che, oltre al problematico premier inglese, era formata dai resti dell’UE (Ungheria, Slovacchia e Slovenia dissentono dalla linea politica dell’Armata): l’imperatore aveva già in precedenza umiliato e trattato da nemici l’Armata imponendo dazi e gabelle di medioevale sapore ed ora l’ha trattata da amici, senza però dimenticarsi di imporre alla muta Armata l’ultimo servigio: finanziare il riarmo, ovviamente difensivo, dell’Ucraina, che si aggiunge alla fornitura d’armi al popolo eletto da Dio, quello dei sionisti. Il paradosso è che l’Ucraina belligerante di Zelensky, oltre ad armamenti vari, ha bisogno di soldati, sempre promessi e mai dati dai volenterosi. Così, grazie all’Armata, l’economia dell’UE si sta trasformando definitivamente in economia di guerra, mentre al centro dell’Impero, come nell’antica Roma, regnerebbe la pace!

Questa doppiezza – trattare i sottoposti prima come nemici e poi come amici – ci permette però di riflettere sulla teoria ottocentesca di Charles Darwin, che domina ancora tutt’ora il mondo culturale occidentale ed è argomento di intrattenimento nei salotti, nelle conferenze e negli spettacoli televisivi; egli aveva individuato, nel corso dei suoi viaggi, sei emozioni fondamentali nelle espressioni facciali dei popoli da lui visitati: rabbia, paura, sorpresa, gioia, tristezza e disgusto. Ma, a parere mio, Darwin, da buon occidentale, riduceva le sue osservazioni a quello che gli interessava trascurando la complessità: le emozioni sono fondamentalmente ambivalenti (il che è alla base del cambiamento psicoterapico) e non sono facilmente riducibili in categorie! Mi limito qui a considerare che tra le sei emozioni due sono il contrario l’una dell’altra (gioia e tristezza), mentre le altre quattro mancano del loro contrario; aggiungo, inoltre, che il contrario di ogni emozione è una gamma di emozioni, modulata dalla marcatura di contesto della relazione in cui si sviluppa l’emozione: il rapporto tra gli interagenti può essere, infatti, paritario o di sudditanza. Nel caso di Trump lo stesso suddito è trattato in tono disgustoso quando lo vuole platealmente sottomettere o, al contrario, in tono mellifluo quando il suddito è già sottomesso anche alle esigenze televisive dell’imperatore: nel mondo dello spettacolo i fatti impliciti stabiliscono il rapporto di servitù e sono oscurati dalla narrazione che se ne fa.

Il disgusto si manifesta così, ora in modo palese, ora in modo machiavellico, con la doppiezza disgusto-mellifluità. Questa doppiezza era stata già sperimentata da Trump nelle sceneggiate elettorali! Mentre evita di pronunciare la parola disgusto verso altre razze o religioni, i suoi atti evocano il rifiuto o l’espulsione che sono connessi al disgusto: l’espulsione degli immigrati clandestini, un muro al confine con il Messico, il divieto di viaggio per i musulmani. Ma anche i politici del vecchio continente sono ormai adusi allo hate speech quando generalizzano definendo gli immigrati senza lavoro criminali, spacciatori e infetti. Muri e divieti non sono semplicemente politiche di esclusione, ma di purezza: mirano a inasprire i confini tra un corpo politico-sociale e l’altro, impedendo la trasmissione di germi che potrebbero infettare la patria. Rappresentare gli immigrati messicani come stupratori e criminali e i musulmani come terroristi non significa solo amplificare la paura, ma anche generare disgusto. Il rito di purificazione del Make America great again non è solo contro gli immigrati, ma anche contro i dissidenti attraverso il prosciugare la palude dei dipendenti statali o ripulire un governo fetido e corrotto.

La sua nostalgia per un passato remoto, depurato da donne arroganti, attivismo nero, immigrati non bianchi, anela non solo alla sottomissione e all’oppressione di questi altri corpi, ma anche a garantire la bella vita, a cui lui e i suoi sostenitori aspirano. Il suo etnonazionalismo si radica in quello che viene abitualmente definito lo stile paranoico nella politica americana, caratterizzato dal senso di esagerazione accesa, sospettosità e fantasia cospirativa - fenomeno antico e ricorrente nella vita pubblica occidentale, dove chi cospira accusa l’avversario di cospirare.

Ma la forza del disgusto è amplificata da un’altra emozione individuata da Darwin: la rabbia, nella forma di una rabbia sorda e cronica, che si chiama risentimento per qualcosa che è stato maltolto. È l’accoppiata disgusto-risentimento che favorisce l’ascesa dei regimi totalitari e l’armarsi per la guerra civile o per le guerre incivili. Questa accoppiata nasce dalla debolezza e dalla percezione di una perdita di capacità di agire. Per molti negli USA – e in particolare tra la classe operaia bianca e le comunità rurali – questa perdita di capacità di agire si è accelerata durante le trasformazioni di questo secolo, sconvolgendo le tradizionali gerarchie sociali ed economiche. Allo stesso tempo il mondo è diventato più complesso e più immediato attraverso i processi interconnessi di globalizzazione e innovazione tecnologica, anche se la complessità lo ha reso più imperscrutabile e intrattabile. La tendenza tecnocratica della governance biopolitica, dominata dagli straricchi, sta trasformando le persone in popolazioni e le esperienze particolari in statistiche generalizzate: ne consegue che lo scopo dei governi democratici occidentali è diventato più astratto e più permeabile alle lobby. Inoltre, mentre i benefici del cambiamento attraverso la globalizzazione e la tecnologia non sono stati condivisi equamente, il contemporaneo cambiamento sociale e culturale in materia di genere, sessualità, diversità e persino linguaggio si è verificato a un ritmo che per alcuni è sembrato vertiginoso. Con l’accelerazione del cambiamento, la sua stessa velocità può indurre la sensazione che il controllo sulla vita quotidiana stia sfuggendo di mano: il cambiamento è allora vissuto come una manifestazione di debolezza, di apparente o potenziale inferiorità. Il risentimento covato viene trasposto sull’altro, su chi è più esposto – il giudice o il giornalista che fa onestamente il suo mestiere, l’immigrato, il musulmano –, che può così funzionare da capro espiatorio e che, per ripristinare ordine e coesione, può essere sacrificato (nell’accezione di René Girard).

Il risentimento nasce da quello che è chiamato il crudele ottimismo del nostro momento neoliberista, il modo in cui gli attaccamenti ottimistici agli oggetti e alle scene di una presunta vita buona diventano ostacoli alla prosperità personale. Eppure, se questa condizione del presente affettivo non viene riconosciuta chiaramente, la sua intensità può amplificarsi fino a diventare insostenibile: il risentimento si autoalimenta per l’accumulo di frustrazioni in un contesto di stagnazione o declino materiale.

Il disgusto diventa allora una forza antidemocratica, che sovverte la soglia minima di tolleranza e consente a ciascuno di noi di disprezzare l’altro. Il disprezzo, cugino stretto del disgusto, serve ad articolare e mantiene gerarchia, status, rango e rispettabilità. Pertanto, mentre il disgusto è maggiormente associato a sensazioni e funzioni corporee, a secrezione ed escrezione, il disprezzo è legato alla socialità. Il disprezzo segna distinzioni sociali che sono graduate in modo estremamente sottile, mentre il disgusto segna i confini nelle grandi categorie culturali e morali che separano il puro dall'impuro, il bene dal male, il buon gusto dal cattivo gusto. L’uso machiavellico del populismo sfrutta la possibilità del disprezzo nella politica democratica indirizzandolo contro le norme, le pratiche e le politiche dell’altro. Ma il semplice disprezzo non basta, perché, da solo, pur criticando le distinzioni sociali, finisce per riconoscerle anziché rifiutarle: occorre aggiungervi il disgusto, che marginalizza … e, in un mondo maschilista, la marginalizzazione è, soprattutto, verso la donna nella sua cucina, impedendole il diritto alla scelta dei tempi della genitorialità e l’espressione pubblica della sua femminilità e della diversità, propria di ognuno di noi in un mondo paternalisticamente burbero che ci vuole militarmente forgiati.

E questo avviene a nostra insaputa, perché il disgusto agisce sul sistema affettivo afferrando e trascinando il corpo prima che la mente se ne accorga: la reazione corporea acritica agisce al nostro posto. E se il disgusto fisiologico serve a prendere distanza, il disgusto machiavellicamente evocato intensifica il contatto aggressivo, soprattutto se è intermediato dai social, che sono più che semplici canali per il flusso degli affetti: sono produttori e amplificatori, soprattutto se il disgusto è trasmesso dalla messa in scena del despota di turno (sia esso Mussolini, Hitler o un politico contemporaneo) nella società dello spettacolo. La sottomissione in mondovisione del leader politico di turno diventa un atto performativo, come l’esecuzione del condannato sul patibolo, che è atto di feroce ripristino della purezza.

E, a nostra insaputa, continua il bombardamento sull’Ucraina dell’inetto Zelensky, un altro chiodo viene piantato sulla bara della Palestina e, intercalati dal gran caldo, avvengono i fenomeni metereologici estremi … alla faccia dell’imperatore arancione, che aveva proclamato la pace in Ucraina e in Palestina in 24 ore e che, per difendere i suoi grandi elettori – i petrolieri - nega ancora ora l’effetto serra.

Adolfo Santoro

Articoli dal Blog “Disincantato” di Adolfo Santoro