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mercoledì 04 dicembre 2024

VIGNAIOLI E VINI — il Blog di Nadio Stronchi

Nadio Stronchi

Nadio Stronchi, autore di “Vignaioli e vini della Val di Cornia e Isola d’Elba”, è un appassionato cultore di vini e, più in generale, di mondo agricolo. Bibliofilo e instancabile ricercatore è stato promotore di attività enoiche dentro la storia locale Val di Cornia, Toscana

Elba: miniere e vino e poi il turismo...!

di Nadio Stronchi - lunedì 23 settembre 2024 ore 08:00

Parlandone non posso scordare gli eventi enologici dell’Isola d’Elba. Fatta salva la storia antica e meno antica, una piccola parte, circa 5 anni, li ho vissuti direttamente: le mie furono, in gran parte, ricerche dalle quali, nel 1996-98 ci feci il libro” Vignaioli e Vini del Val di Cornia e Isola d’Elba. Ora continuo a scoprire, leggendo testi e vecchi articoli sui giornali degli anni ‘930 e 950 in poi, vicende sociali e produttive legate alla vita elbana del settore minerario, agricolo e turistico.

E’ utile ricordare la storia elbana vecchia legata alla civiltà ligure con la viticoltura, etrusca con l’attività mineraria che ereditarono i romani. Quella medioevale con i pisani, genovesi, spagnoli, francesi, poi, con il Granducato con i Medici e i Lorena, una parentesi napoleonica di 10 mesi, febbraio 1814, gennaio 1815 con Bonaparte governatore dell’Isola, e con governatrice Elisa Bonaparte Baciocchi nel Principato di Piombino, fino al 1814. Infine il Regno d’Italia. Nell’Elba le miniere furono le attività “appetitose” e più importanti, poi, l’agricoltura di cereali, ma soprattutto di viticoltura. La pesca era da autosufficienza. I liguri lasciarono agli etruschi e romani vigneti coltivati in terrazzamenti con la forma del Capannello (quattro viti in quadrato) Se andate in cerca ne trovate (poche) ma anche tutt’ora. I vitigni, si pensa, all’Ansonica, Trebbiano (Procanico) la Malvasia B, sicuri. Altri non si sa. In seguito portati dai romani, razziatori e diffusori da ogni parte.

I vitigni dell’epoca romana si trovano menzionati da Tito Livio, Catone, Plinio e Columella; si trovano notizie sul libro di Mario Fregoni “La Piramide delle DOC”, 1992, Edagricole. Secoli di vitivinicoltura fino al 1980, nei cui periodo tutti hanno messo del proprio, chi più e chi meno, senza, però, fare vino senza difetti. All’Elba alcuni miglioramenti più concreti iniziarono a esserci dopo il contagio (comunque contenuto) della fillossera, 1880 circa. Prima di questa data, all’Elba c’erano 5000 ettari di vigneti e 3000 produttori che, in molti oltre a lavorare in miniera, tenevano poco più di un ettaro di vigna. I vitigni furono, I più diffusi tra i bianchi: il Moscato, l’Ansonica, il Biancone e il Procanico (sottovarietà del Trebbiano Toscano). Tra i rossi: il Sangioveto Toscano, L’Aleatico, l’Alicante Bouschet, Gran Noir, il Carignan (chiamato all’Elba legno duro) il Gamay (detto anche Beaujolajs) L’Aramon (chiamato anche Uva Francese), Tintiglia e un poco di Barbera. Nel 1928 fu fatta la prima “Festa dell’Uva”fino al 1938. Nel 1932 gli ettari coltivati, maggiormente a vitigno Bianco, tornano ad essere 3000, il Moscato e l’Ansonica per i vini passiti ne furono fatti ettolitri 5000. Dal 1939 al 1949 tutto fu ridotto a causa della guerra.

Dal testo del Canestrelli (Storia dell’Elba testo del 1983), ci dice che nel 1885 la resa per ettaro era di 30 ettolitri. Non abbiamo una statistica certa di quanti produttori c’erano, ma nel 1885 fu prodotto 129.000 ettolitri di vini: si presume circa 430 produttori. Con la Fillossera del 1880 i danni furono contenuti e il lavoro di minatore garantiva equilibrio econmico. Però, come la storia insegna, il male scuote le apatie e nasce sempre qualcosa di buono: Il Comizio Agrario di Portoferraio si mise al lavoro e stimolò il reimpianto dei vigneti con (barbatelle americane) con l’innesto dei vitigni già esistenti confermando la vitivinicoltura tradizionale d’Elba. Tra alti e bassi produttivi si arriva a qualche anno prima del 1967 con una combinazione di iniziative di istituzioni e produttori, formularono la richiesta delle due DOC: Bianco e Rosso dell’Isola d’Elba. Nella relazione storica della richiesta non menzionarono che all’Elba si produceva anche il Moscato.

Bel guaio; quando fecero domanda per le due DOC Aleatico e Moscato, il secondo fu respinto. Nel 1994 fu fata richiesta di altre 4 DOC e fu autorizzato l’Aleatico, l’Ansonica Passito, Ansonica e il Rosato. Nel 1999 fu posto rimedio alla dimenticanza burocratica, ottenendo la DOC per il Moscato. Dai dati raccolti da un libretto della Camera di Commercio, 1985, scritto da Renzo Pratesi, il primo anno delle DOC, 1967, gli aderenti furono solo 9 con complessi 22 ettari. Nel 1968, 339 produttori con 345 ettari complessivi. Stabile fino nel 1976 gli ettari coltivati furono 371 con 353 aziende. Poi, nel 1977 un calo drastico a 88 produttori con 108 ettari complessivi. Nell’84, 136 aziende con 157 ettari complessivi. Negli anni successivi, 1997, fu istituito un gabinetto analisi, fu fatto uso dell’enologo a anche a domicilio e iniziò il risultato di avere ottimi vini e reimpianto di nuovi vigneti. 2020 Doc Elba 3.432ettolitri, 2021 3.043 ettolitri -11,3%. Alti e bassi produttivi, ma alla lunga nuove norme disciplinari anno creato i presupposti per una stabilità.

Eccone gli esempi: DISCIPLINARE di PRODUZIONE DELLA DENOMINAZIONE DI ORIGINE CONTROLLATA “ELBA” Approvato con DPR 09.07.1967 G.U. 200 - 10.08.1967 Modificato con DM 17.10.1994 G.U. 252 - 27.10.1994 Modificato con DM 15.09.1999 G.U. 224 - 23.09.1999 Modificato con DM 17.05.2011 G.U. 131- 08.06.2011 Modificato con DM 30.11.2011 G.U. 295 – 20.12.2011 Modificato con DM 07.03.2014

Az. Vinicola Sapereta in Porto Azzurro, Isola d’Elba, con il proprietario Italo Sapere che sceglie le uve appassite di Moscato, 1997. Foto ripresa dal mio libro,”Vignaioli e Vini”. Le qualità del Moscato sono elencate dal proprietario qui sotto, non avendo la bottiglia a disposizione. State sicuri, è persone competente.

Nadio Stronchi

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