Il vino e la “Critica”
di Nadio Stronchi - mercoledì 31 luglio 2024 ore 08:00
L’umano creativo ha sempre avuto vita difficile: Appagato o deluso delle proprie realizzazioni, ma esposto al giudizio altrui o addirittura al plagio. Ai primi albori della creatività umana ci fu un soggetto che, isolatosi, creò una ciotola di legno; Appena la vide il “capo” se la fece propria e la usò per soggiogare ulteriormente i componenti la tribù. Ogni giorno in fila con la ciotola in mano per avere del cibo. Che plagio formidabile! Oggi al plagio è difficile arrivarci, ma a copiare il lavoro altrui succede spesso.
Tutto è iniziato con le regole democratiche dei popoli, degli Stati non autoritari. Nasce la libertà di stampa conquistandola poco a poco, con essa si amplifica la cultura dello scrivere per diletto o per annotare la vita umana, molto complessa. Nascono teorie, formule, progetti e intuizioni formidabili che hanno fatto progredire popoli interi. Pochi soggetti hanno avuto il previlegio di inventare o trovare novità utili a tutti e molti si sono accodati per carpire o amplificare le novità.
Nasce il sostantivo CRITICA è col tempo a dilagato in nome della libertà con regole molto blande e via, via più precise e protettive la libertà individuale. Il vino non è scampato alla “macina” della critica disinvolta di soggetti, che spesso, vivano di riflesso ai protagonisti della loro filosofia e del loro lavoro creativo. Per essere creativi occorrono intelligenza, cultura specifica e risorse economiche. Chi non ha queste prerogative fa cose modeste, nonostante le buone intenzioni rimane ai margini del progresso. Ecco che visionare, commentare e criticare è un modo per rimanere in superficie; E’ legittimo, è perfino utile al lettore, e talvolta al creativo. Però, occorre essere bene informati, occorre moderazione e rispetto. La critica è il sale del sapere e dell’informare. Usiamo il modo giusto. Il tempo è galantuomo.
Il vino “arancione” giallo carico, talvolta con riflessi ambrati, è nato da diversi anni anche in Europa. E’ originario della Giorgia (dicono la culla della vitivinicoltura). Ora, fa parte di quelle variazioni, fatte con criterio professionale, ma certo per suscitare curiosità ne consumatore, ma anche per ampliare una cultura enoica la quale ci fa ricordare come l’umanità consumava il vino fatto con semplicità e da un profumo e un gusto che ricorda la buccia dell’uva e ci fa collegare il nostro progresso con la storia remota.
Nadio Stronchi